I sistemi di sicurezza normati dal CT 79 (sistemi di allarme intrusione, videosorveglianza, controllo accessi, etc.) rientrano nel campo di applicazione del Decreto Ministeriale 37/08 ed in particolare nella tipologia di impianti di cui all’art. 1, comma 2, lettera b (impianti elettronici) e sono quindi soggetti a tutti gli obblighi che ne derivano (Tabella 1).
È bene ricordare che il Decreto richiede sempre il progetto; a seconda poi dei casi, il progetto potrà essere elaborato dal responsabile tecnico dell’impresa installatrice oppure dovrà essere redatto da un professionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tecnica richiesta (art. 5, comma 1).
Possono impiegare sensori collegati via filo, ovvero cablati o sistemi antifurto non collegati con filo, ma dotati di trasmissione wireless.
La maggior parte degli antifurti è dotata di sensori PIR (Passive Infrared Radiation) a singola tecnologia o PIR+MW (Microwave) a doppia tecnologia, dispositivi che utilizzano le onde elettromagnetiche ad infrarossi e/o le microonde per rilevare un movimento nello spazio sorvegliato.
Gli infrarossi indicano le variazioni di calore: quando una persona si muove nella zona controllata, i sensori PIR rilevano la variazione di calore dovuta alla presenza e allo spostamento del corpo.
Possono anche essere presenti dei sensori denominati “perimetrali”.
Tali sensori sono installati sulle porte e finestre, indipendentemente dal tipo di infisso, a protezione della sua apertura. I più comuni sono quelli “magnetici”, composti da un elemento fissato sulla struttura fissa dell’infisso che contiene un piccolo interruttore racchiuso in un’ampolla di vetro, detto in gergo “reed” e di una parte sulla parte mobile dell’infisso, che contiene un magnete.
Solitamente gli antifurti sono dotati di telecomandi a distanza oppure tastiera numerica installata all’interno dell’edificio protetto, con cui il proprietario può comandare ogni singola funzione.
Con il termine videosorveglianza si intende l’attività del vigilare – generalmente un luogo o comunque un bene a distanza, tramite l’utilizzo di telecamere o di altri strumenti in grado di assicurare la trasmissione di immagini strategicamente posizionate. La videosorveglianza si è diffusa anche in ambito domestico grazie al basso costo delle telecamere (in particolare per i modelli IP, collegabili ad Internet o ad una rete cellulare): è possibile monitorare (video controllo) il domicilio di interesse da remoto tramite smartphone e simili. Idem per edifici commerciali, industriali e analoghi.
Solitamente vengono utilizzate telecamere filari. La telecamera ordinaria tuttavia non può effettuare visioni notturne (per esempio se si posiziona una telecamera in un vialetto di un hotel o di una casa appena il sole tramonterà, guardando il monitor alla quale è collegata la telecamera, non si potrà vedere nulla di distinto nelle riprese).
La soluzione adottata da molti è quindi utilizzare un faro o una luce per illuminare il campo della telecamera. Più recentemente, per ovviare a questo, quasi tutti i tipi di telecamere sono stati dotate di LED emettitori di infrarossi. Le telecamere installate in campo devono essere collegato ad un DVR (Digital Video Recorder) o NVR (Network Video Recorder) a secondo del tipo di telecamera AHD-CVI-TVI-CVBS-IP
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